Agricoltori lo siamo da sempre, o quasi, e di Agricoltura se ne parla da un pezzo ma esistono diversi modi di approcciare la Terra e le sue innate potenzialità.
Michelangelo Cordioli, con la consueta schiettezza e sintesi, ci accompagna alla scoperta di:
- le 5 regole della Buona Pratica Agricola
- i 5 modelli Agronomici
A presto
Modelli Agronomici
Definizione dei diversi Modelli di tecnica Agronomica per fare Agricoltura, secondo situazioni, esigenze, mezzi ed obiettivi
Premessa
Prima di definire i diversi Modelli Agronomici, è necessario precisare i due Modi Comportamentali di rapportarsi con l’Agricoltura.
Sono diametralmente opposti e, naturalmente, possono esistere livelli intermedi tra i due estremi.
Il primo viene definito di tipo Coloniale di Sfruttamento, indicando il comportamento di colui che cerca di prendere tutto quello che può, rapinando al massimo le risorse naturali fino all’ esaurimento. Vale a dire: fino a che il prezzo di mercato paga il basso impegno agronomico, prendiamo quello che si può e poi cambiamo zona.
È quello che avviene quando si abbattono le foreste per ricavare terreni coltivabili. In pochi cicli produttivi si esauriscono le risorse naturali e poi vengono abbandonati.
È il sistema più distruttivo delle risorse del pianeta e alla lunga meno remunerativo che esiste, e non può avere futuro. Il secondo può essere definito il tipo Naturale Responsabile, dove l’attività agronomica è dedicata a coniugare i circa 15.000 anni di esperienza agricola dell’Uomo con i milioni di anni di esperienza della natura.
La filosofia di base di questo comportamento è quella di usare tutti i mezzi “creativi di risorse” bilanciando o creando, dove non ci sono, le condizioni migliori per ottenere dalla Natura il massimo profitto che può dare, rispettandone le regole e reintegrandone adeguatamente le risorse.
È il sistema più remunerativo nel lungo periodo, ed il solo che permetterà di soddisfare le necessità Alimentari ed Energetiche delle generazioni future. Il concetto di base deriva da un antico detto dei Nativi Nordamericani che recita:
La Terra non è di nostra proprietà, ma ci è concessa in uso dai nostri figli
Quindi l’impegno maggiore di un Agronomo Responsabile diventa quello di lasciare il terreno in condizioni migliori di quelle in cui la trovato.
Questa è la base per agire secondo i principi dell’Agricoltura Naturale che portano a formulare le regole di base della Buona Pratica Agricola.
A. Mantenere, ricreare o attivare il sistema microbiologico di trasformazione della Sostanza Organica in Humus
B. Mantenere, riformare o creare l’equilibrio dei nutrienti chimici di base con fertilizzanti derivati da soli processi fisici di trasformazione
C. Usare i concimi di sintesi chimica con moderazione, solamente a culture in atto, con lo scopo di incrementare le produzioni qualora le situazioni contingenti non permettano ai vegetali di raggiungere i massimali di produzione che la loro fisiologia naturale permette
D. Se necessaria l’Irrigazione allora adottare i criteri dell’Irrigazione di Precisione, utilizzando sistemi che consentano la massima soddisfazione delle esigenze delle colture senza sprechi di risorsa idrica o energia per distribuirla
E. Per le operazioni di preparazione del terreno, adottare tecniche e sistemi conservativi delle risorse, a basso impatto ambientale e consumo energetico.
I 5 Modelli Agronomici di Coltivazione
Esistono diversi modi di coltivare, legati a situazioni contingenti, al clima, alla distanza tra produttore e consumatore, alla disponibilità di mezzi utilizzabili e alla capacità del coltivatore di utilizzare le risorse.
Possono essere catalogati come:
1. Agricoltura di Sussistenza, che a volte si potrebbe chiamare di Sopravvivenza
2. Agricoltura di Produzione, per ottenere derrate in surplus ai propri fabbisogni
3. Agricoltura Assistita, in cui obbiettivo principale sono le sovvenzioni
4. Agricoltura Commerciale orientata dalle condizioni del mercato
5. Agricoltura Industriale, dedicata a dare forniture certe all’ Industria di Trasformazione
Agricoltura di Sussistenza
È un modello di agricoltura antico, forse il primo adottato dall’Uomo, collaterale ad attività di caccia o pastorizia e raccolta di prodotti spontanei.
Praticato da piccole comunità isolate e/o con pochi e difficili contatti con le comunità vicine e senza possibilità di scambio.
Serve ad integrare, con un’attività limitata, quello che la natura circostante non può fornire direttamente.
Non richiede implementi esterni, non ha possibilità di scambio di esuberi di produzione. È necessaria una grande quantità di manodopera, ed è praticata con pochi e rudimentali attrezzi.
Non fornisce alcuna sicurezza alimentare, poiché bastano anche lievi cambiamenti climatici per azzerare il lavoro fatto e compromettere il raccolto.
Alcune statistiche dicono che circa il 75% dei poveri ed affamati del mondo sono proprio i piccoli agricoltori.
È un modello che può essere consono al nuovo eremitismo, e se non riesce a soddisfare le necessità di chi vi si dedica, non potrà certo essere preso statisticamente in considerazione per provvedere al mantenimento di altri individui. Agricoltura di Produzione
È un modello base dell’agricoltura, in cui il soggetto attuatore ne fa l’attività principale, e ha come scopo di produrre esuberi alle proprie necessità da utilizzare come merce di scambio per acquisire mezzi che non può produrre.
Può essere considerato il primo gradino di una economia basata sulla specializzazione nelle attività di base legata allo scambio diretto delle merci con il baratto.
In tempi recenti, vi si può assimilare la coltivazione degli orti periferici ai centri urbani, dove gli ortolani vendono la propria produzione nei mercati rionali.
La produzione di derrate alimentari, in questo caso, è affidata a una categoria di persone specializzate che costituiscono una percentuale relativa della popolazione. Il valore della produzione viene determinato da una situazione di libero mercato nel confronto del valore dei mezzi tecnici che vengono utilizzati per ottenerla.
Agricoltura Assistita
Forse meglio definita col termine Sovvenzionata, in cui le linee guida sono principalmente dettate dal valore delle sovvenzioni che si possono ricevere.
Cioè la coltivazione, o la non coltivazione, è determinata dalla quantità di denaro pubblico che si riceve per il fatto che si è definiti agricoltori.
In questo modello l’imprenditore agricolo diventa un semplice contabile, la cui azione è determinata dal solo conto economico di quanto denaro può entrare e uscire indipendentemente da quello che fa.
È un modello fortemente vincolato da fattori e regolamenti che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura, ha costi sociali molto alti e non produce ricchezza, anzi, ne assorbe.
Gli effetti, non secondari, sono di turbativa della commercializzazione creando un mercato falsato con ripercussioni Globali.
È un modello irresponsabile, che riesce a mantenere attive anche realtà assolutamente improduttive, e per questo non potrà avere alcun futuro.
È tipico dell’ agricoltura Europea.
Agricoltura Commerciale
È il modello attuale più diffuso di agricoltura funzionale, dove lo scopo principale diventa quello di soddisfare le richieste del mercato.
I soggetti, generalmente riuniti in associazioni che ne rappresentano gli interessi, agiscono in base alle diverse richieste di prodotti anche per usi diversi dagli alimentari.
Per il tipo di organizzazione e gestione sono in grado di variare la propria attività in base a ricerche di mercato, alla disponibilità di scorte o per crearle in modo da calmierare l’altalena dei prezzi data dalle quotazioni di Borsa Merci.
Sono in grado di accettare e soddisfare anche contratti a lungo termine, seminando o coltivando sapendo già quale sarà il valore del prodotto.
La capacità dell’ imprenditore è basata sulle scelte determinanti per produrre al costo minore possibile, in base alle caratteristiche del clima della zona, della fertilità del terreno e della necessità di mezzi tecnici per restare sul mercato.
Può essere influenzato da scelte di politica economica ed indirettamente finanziato come di recente sta accadendo con la destinazione di parte della produzione mondiale ad ottenere Energia da Fonti Rinnovabili da Biomasse Agricole.
È praticamente l’unico modello che potrà provvedere alle sempre crescenti richieste di prodotti agricoli dato il tasso di sviluppo e inurbazione della popolazione mondiale. L’ esempio migliore è dato dall’ agricoltura Australiana. Agricoltura Industriale
Spesso si sente parlare di Agricoltura Industriale in modo molto negativo, in quanto si tende a definire in questo modo l’agricoltura di sfruttamento, causa di inquinamento e distruzione di risorse.
Questo è determinato solo dal comportamento del soggetto attuatore non dal modello.
Al contrario, la vera industrializzazione della pratica agricola richiede il massimo impegno agronomico nella sua realizzazione.
Soprattutto qualora la produzione sia direttamente legata alla trasformazione in prodotti che devono competere sul mercato dell’Energia.
Senza entrare nel merito dei processi industriali di estrazione o trasformazione, è innegabile che la validità dei progetti è strettamente legata al costo della materia prima in entrata e al costo di smaltimento dei residui della lavorazione in uscita.
È l’opportunità di costruire un Progetto Integrato di Filiera ad Impatto Ambientale Zero, dove il compito principale dell’Agricoltura diventa quello di fornire la materia prima a costi minimi e valorizzarne al massimo i residui organici attraverso pratiche agronomiche di BPA.
In questo modo anche il costo di produzione o trasformazione del prodotto industriale sarà minimo e determinato solo dai processi industriali di trasformazione.
Viene a mancare o diminuisce l’assillo della ricerca della materia prima sul mercato, con relative fluttuazione del valore, necessità di investimenti in magazzini di stoccaggio per creare scorte nei momenti di flessione di prezzo.
E questo diventa estremamente redditizio per tutti gli attori della Filiera.
Conclusione
Non è certamente un compito facile garantire con sufficiente sicurezza la quantità di materia prima per soddisfare le esigenze di una fabbrica che lavora con ritmi diversi da quelli imposti dalla natura, in particolare con le variazioni climatiche che si stanno verificando.
Per mantenere alto il livello di produzione è necessario prevedere tutta una serie di attività e produzioni collaterali con la sola funzione di evitare che la monocultura spinta provochi i disastri che attualmente si stanno verificando in molte zone del pianeta.
Dove, per mera speculazione, sono stati abbandonati i metodi di coltivazione razionali e ci si è trovati con il problema peggiore, ovvero....che i conti economici non tornano.
Michelangelo Cordioli, Agronomo
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