Irrigare di più consumando meno acqua! di Diego Zuccari



Appuntamento con Autori ad Honorem e, come annunciato nel post precedente, con Diego Zuccari.
La presenza di Diego va ad aggiungere valore assoluto alla lista di coloro che, accettando di far parte di questa sezione, accrescono enormemente il valore di questo progetto denominato MicroIrrigo!


A Loro e a Diego va la mia stima ed il mio ringraziamento.


Come irrigare di più consumando meno acqua (Parte 1^)

Diego Zuccari, dottore agronomo


Può sembrare un paradosso ma coniugare risparmio idrico e maggiore irrigazione sembra essere un assioma inevitabile verso cui si deve necessariamente andare se si vuole mantenere competitività sul mercato agricolo.


Competitività oggi significa essenzialmente produzioni il più possibile standardizzate nel tempo sia in termini di rese che di qualità con input energetici il più contenuti possibili.


Con questo articolo si cercherà di approfondire perché sia crescente la necessità di irrigare le colture agrarie e come, ad una maggior richiesta, possa allo stesso tempo corrispondere un maggior risparmio delle risorse idriche legato ad un utilizzo più razionale delle risorse esistenti.


Le crescenti esigenze idriche


I fattori che hanno contribuito negli ultimi decenni ad innalzare le esigenze idriche in agricoltura sono essenzialmente due:



1. la tendenza in atto ad introdurre tecniche colturali e materiale genetico che richiedono un maggior apporto di acqua.
Tra queste possiamo portare ad esempio, in frutticoltura, l’introduzione di portainnesti nanizzanti che avendo un apparato radicale molto superficiale risultano molto più sensibili agli stress idrici; in viticoltura, l’introduzione di varietà di provenienza estera con esigenze idriche più elevate; nelle coltivazioni arboree in generale (frutticoltura, viticoltura, olivicoltura) la tendenza ad aumentare, talvolta fino a dismisura, la densità di piante per ha.


Basti pensare che in viticoltura si è passati da una media di 2.000 piante per ha del 1970 a 4.000 piante per ha nel 2000, che in olivicoltura si stanno proponendo da 15 anni a questa parte, modelli di olivicoltura superintensivi che prevedono densità di 1.200 ed in alcuni casi fino a 1.800 piante per ha, dalle 300 piante per ha che già negli anni '60/'70 venivano considerate una olivicoltura intensiva.


Questi, e molti altri fattori, come la scelta di terreni spesso non idonei dal punto di vista idrogeologico alle caratteristiche della coltura impiantata, varietà sempre più produttive sia orticole che cerealicole, ecc., rappresentano la prima causa di una crescente fabbisogno idrico in agricoltura.

2. Secondo punto da considerare, ma non per questo meno influente, è il contemporaneo mutamento del clima al quale si è assistito negli ultimi decenni caratterizzato da una riduzione generale delle precipitazioni, concentrate in brevi e intensi periodi, e un aumento delle temperature medie, con conseguente incremento della evapotraspirazione da parte delle piante.

Cambiamento che sta lentamente e inesorabilmente consentendo un spostamento verso di nord della coltivazione di specie agrarie che un tempo non si pensava potessero essere coltivate in alcune zone.


Le risorse idriche disponibili


Reperire risorse idriche in agricoltura a scopo irriguo rappresenta oggi più che mai un’emergenza di fondamentale importanza.
In questo senso va registrato l’abbandono di una politica di sostegno al reperimento di acque di irrigazione provenienti dalla realizzazione di laghi e laghetti originati da impluvi, in grado di sfruttare le acque meteoriche.


Purtroppo lo sfruttamento di acque profonde di falda, oltre a non poter soddisfare nel tempo i fabbisogni irrigui, può creare in molti casi problemi di carattere ambientale talvolta irreversibili, come dissesti idrogeologici, infiltrazione di acque ad elevata salinità, ecc.


Pertanto andrebbe riconsiderata seriamente l’opportunità di utilizzare acque superficiali provenienti dalle piogge, stoccandole in idonei bacini artificiali sia a livello consortile che a livello aziendale.


Basti pensare che, dal momento che in Italia le altezze delle piogge medie vanno da 900 a 700 mm l’anno, si può mediamente fare affidamento su afflussi intorno ai 9.000-7.000 m3/ha.


Tuttavia solo una parte del flusso superficiale di queste precipitazioni può andare a riempire un invaso artificiale, assumendo un coefficiente di deflusso K intorno a 0,25;di conseguenza un ettaro di impluvio può garantire da un minimo di 1.500 m3 fino ad un massimo di 2.500 m3 anno di acqua.


Considerato che abbiamo la fortuna di avere un Paese prevalentemente collinare, un maggiore stimolo alla realizzazione di bacini artificiali potrebbe contribuire in maniera decisiva al fabbisogno idrico in agricoltura, con un impatto ambientale di gran lunga inferiore a quello attuale.


I sistemi irrigui


Al fine di una ottimizzazione delle risorse idriche in agricoltura, un ruolo decisivo in questi ultimi decenni è stato svolto dall’introduzione di sistemi irrigui a bassa pressione e portata; in particolare il sistema che ha trovato maggior diffusione a livello mondiale è l’irrigazione a goccia.


Tale sistema si è evoluto nel tempo fino a raggiungere oggi un elevato livello di affidabilità dei materiali e portate (espresse in l/h al gocciolatore) sempre più basse.


L’irrigazione a goccia, rispetto ad altri sistemi irrigui, presenta una maggiore efficienza (95%) intesa come quantità di acqua applicata e realmente disponibile per le piante.


Tuttavia come si avrà modo di approfondire meglio in seguito, tale efficienza è strettamente legata ad una gestione agronomicamente corretta dello stesso.


Tale gestione troppo spesso viene lasciata semplicemente a pure valutazioni empiriche, che generano enormi sprechi di acqua e, di conseguenza, una considerevole riduzione di efficienza di un sistema, di per sé ottimale a soddisfare al meglio le esigenze idriche di molte colture.


Inoltre non va dimenticato come, attraverso l'Irrigazione a Goccia, sia possibile attuare la “fertirrigazione” (distribuzione di elementi nutritivi tramite l´acqua irrigua), pratica che, se correttamente applicata, consente una riduzione di fertilizzanti utilizzati e una riduzione degli impatti ambientali (grazie ad un minor lisciviamento di questi nelle falde idriche), oltre che migliori risultati produttivi delle colture.


Fine della prima parte


Appuntamento con Diego Zuccari, imperdibile, la prossima settimana per la seconda parte di


“Come irrigare di più consumando meno acqua”










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